Qualche mese fa, grazie a una ricerca fatta per educazione fisica, ho scoperto la storia di Oksana Masters, un’atleta paralimpica specializzata in canottaggio, sci di fondo e ciclismo. Sono rimasta subito colpita e commossa dal coraggio e dalla tenacia di questa giovane donna che è sempre stata in grado di rialzarsi dalle peggiori difficoltà.

Attribuzione dell’immagine: Yakudza, GFDL 1.2 http://www.gnu.org/licenses/old-licenses/fdl-1.2.html, via Wikimedia Commons
L’infanzia in Ucraina
Oksana è nata in Ucraina il 19 giugno 1989 con delle gravi malformazioni dovute alle radiazioni emesse dall’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, avvenuta tre anni prima.
A causa della sua malattia, che comportava una diversa lunghezza delle gambe, la mancanza delle tibie, mani con dita palmate e senza pollice e piedi con sei dita, Oksana è stata abbandonata dai suoi genitori da neonata e si è ritrovata a vivere in un orfanotrofio ucraino.
Il periodo trascorso lì l’ha segnata profondamente: come gli altri bambini, Oksana è stata abusata e maltratta dai gestori dell’orfanotrofio, in più ha assistito all’uccisione della sua migliore amica Lainy, picchiata a morte perché aveva cercato di rubare del cibo dalla cucina della struttura.
La vita negli Stati Uniti
Oksana è rimasta all’orfanotrofio fino all’età di sette anni, quando è stata adottata da Gay Masters, una logopedista statunitense single. Non potendo avere figli, la donna aveva deciso di adottarla dopo aver visto una sua fotografia, che le era stata mostrata da una conoscente, la quale aveva adottato anche lei un bambino tramite la stessa agenzia. Oksana si è trasferita con sua madre adottiva negli Stati Uniti, e ha preso il suo cognome.
Presto però, Oksana ha dovuto affrontare le conseguenze della sua malattia congenita. Ha sostenuto un intervento chirurgico alle dita interne delle sue mani per renderle simili a dei pollici; ma soprattutto ha scoperto che le sue gambe erano ormai troppo deboli per reggere il suo peso, e perciò ha dovuto amputarle entrambe, la sinistra a otto anni e la destra a tredici. Dopo il primo intervento ha iniziato ad indossare delle protesi, a cui si è abituata presto, e ha iniziato a praticare pattinaggio sul ghiaccio.
L’importanza dello sport
Il suo primo approccio con il canottaggio è avvenuto nel 2002, quando la sua professoressa di educazione della scuola media le ha consigliato di provare la versione adattata di questo sport. Inizialmente, Oksana non ne voleva sapere: odiava l’idea di praticare una versione “adattata” di una disciplina, desiderava fare sport come i suoi coetanei. Ma la professoressa e la madre Gay si sono messe d’accordo e l’hanno convinta a fare almeno una prova.
Oksana si è innamorata subito dello sport, ha cominciato a praticarlo a livello agonistico e, dieci anni dopo, ha vinto una medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Londra del 2012, insieme all’atleta Rob Jones.
Poco dopo, però, è stata costretta ad abbandonare il canottaggio a causa di un infortunio alla schiena. Nonostante questo, non ha smesso di fare sport e si è dedicata allo sci di fondo e al paraciclismo, discipline in cui ha conseguito altre grandi vittorie. Ha infatti partecipato alle Paralimpiadi invernali del 2014 e del 2018 con lo sci di fondo; a quelle estive nel 2016 e 2021 nella disciplina dell’handbike, una variante del ciclismo in cui l’atleta pedala con le mani.
Oksana ha anche partecipato alle ultime Paralimpiadi di Parigi dell’estate 2024 gareggiando per la terza volta sempre nel paraciclismo, vincendo una medaglia d’oro.
La sua storia è raccontata nell’autobiografia The Hard Parts: A Story of Courage and Triumph, uscita nel 2023.

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